Christofordo da Soldo, Battle of Caravaggio (1448)

The following is an account of the battle of Caravaggio, fought on September 15,1448, in which the Milanese army led by Francesco Sforza defeated the Venetians under Michele Attendolo.  The text is from the Chronicle of Cristoforo da Soldo.


Alli 29 luio soprascritto lo Conte Francesco andò a campo a Caravazo. Et in quello giorno proprio lo campo de la Signoria andò a Rumano in Bergamasca; l’altro giorno si levò da Rumano e andò a Morengo. Alli 31 luio si levò da Morengo et si fece più inanci vicino alli inimici et li assaltò, et fu fatto uno bello fatto d’armi chi durò ben doi hore; ma puocho avantazo li fu da una parte e da l’altra.

Lo signor Michel Capitanio Generale com una parte de li altri Capitani, una com li Magnifici Proveditori de campo, quali erano trei gintil homini da Venetia, feceno consilio insiemme et deliberorno al tutto soccorrer Caravazo se possibel era; et inzignosse de andar inanci ogni giorno a puocho a puocho. Infra questo mezo se facevano doi fosse, una de sotto, l’altra de sopra, et andavano fra queste doi ogni dì inanci o pocho over assai intanto che andorno cossì apresso che se tiravano di verettoni in di pavilioni l’uno a l’altro; de bombardelle, de bombarde, de schiopetti, spingarde si adoperava per modo che se amazavano a modo de cani. Ma li poveri contadini che gli erano per guastatori portavano le botte. Cadauna de le parte feceno grandissimo persforzo de cernede: lo territorio bressano com la cità di Bressa gli mandò delle persone sei millia; lo bergamascho ge ne mandò più de 3 millia; et cossì nel campo de Milanesi lo Conte Francesco gli fece venir più de 10 millia cernedi de Milanesi et Pavesi e de tutti li suoi logi. Lo Conte Francesco com le suoi gente e Milanesi assaltorno lo campo de la Signoria la vigilia de la nostra Donna alli 14 de augusto pur del 1448 et trovoli un puocho desproveduti, per modo che ’l se apizò una meschia molto grandissima e terribile. Lo primo feritore fu messer Jacomo Catellano, Conduttero de la’ Signoria de 400 cavalli, il qual fu ferito e li fu morto de molti e molti cavalli et guasto gente assai. Lo secundo fo lo Ill.mo Marchese de Mantua, il qual haveva com la Signoria cavalli milli seicento e fu lo primo di suoi chi rupe la lanza et trovossi meschiato fra li inimici; e uno familio dil Conte Francesco li dete tanto de una maza de ferro sul elmetto che tutto lo stornì et gli fu amachato tutti li ochii; venne uno altro com la lanza restata et gli sfalsò lo camaio del elmetto, et fu ferito ne la gola ma puocha cosa; venne uno altro che li amazò sotto lo cavallo, e cascò per terra; tamen fu riscosso, ma com grande faticha. Tutta la sua familia rimase a pede perché li cavalli li furno morti sotto a quella meschia. Drieto a lui gli venne messer Tiberto, Capitanio de cavalli 800, il qual anchora lui la fece bene e fu ferito in uno brazo; e rimaneva presone se ’l non fusse stato lo M.co Zintile, Capitanio de la Signoria de milli sei cento cavalli, il qual andò anchora lui com quatro squadre de le sue et si deportò molto maravigliosamente. Drieto a lui venne Roberto de Montalbotto, Capitanio de milli ducento cavalli, che anchora lui fece molto bene. A quella meschia fu ferito e morto assai de quelli de la Signoria et specialmente da schiopetteri todeschi et milanesi che tanti gli ne haveva lo Conte Francesco che era uno miracolo de la gente et cavalli ch’eli guastava. Lì fu morto et feriti assai cernedi di Bressana.

Se approximorno tanto l’uno apresso a l’altro tutti doi li campi che non era fra loro altro cha una fossa che fece fare lo Conte Francesco, e piantorno in loro campi, l’una parte et l’altra, le bombarde grosse et de pizole per tirar fora per li campi in tanto che se amazavano a modo de cani. Quasi ogni giorno uscivano fora di suoi repari e intravano sum uno campo, chi era tra l’uno reparo et l’altro, ala scaramuza. Alli 30 augosto, voliando quelli de la Signoria farsi più avanti com lo suo reparo, et quelli dil Conte Francesco devedandoli, furno alle mane et si fece una scaramuza molto aspera et dura che durò ben doi hore. Gli fu ferito una grande gente de l’una parte e di l’altra, e di valenti homini et de reputation; e fu feriti et morti molti cavalli a quelli de la Signoria.

Hor vedando el Conte Francesco esser ben fortificato a cerco de fosse et de bastioni per modo che non temeva più li inimici suoi, era forte come s’il fusse sta in una citade, alhora lo Conte Francesco fece piantar le bombarde a Caravazo et gli comenzò a tirar una zobia, de notte, che fu alli 5 dil mese de settembrio, e facendo sbombardare a furia. Alli 7 settembrio fece una scaramuza che durò dalla maitina fina a nona, et lì fu morti e feriti de grande gente; et morti et guasti li fu de molti cavalli de l’una parte et di l’altra.

Hor vedando li Provedidori e li Capitanii dil campo dela Signoria di Venetia che per star in quel modo che Caravazo se perderia e, perdendolo, perdevano la reputatione, e Lodi si perdeva, dil che feceno consilio li Proveditori com una parte di Capitanei et trattaveno ogni modo de voler assaltar lo campo inimico et far on fatto on guasto; come feceno. Et feceno far una strata da mezo di parte, per uno boscho e lamma, per andar ad assaltarli perché da quella parte lo Conte Francesco non si haveva niente reparato né fatto forte a fidanza di quella lamma; la qual lamma fu quella chi destrusse la gente de San Marco perché, passando per quella via, andava li cavalli, per la palude, per la aqua in fina ali corpi.

Alli 15 settembrio pur 1448, in dominica, se mise in armi lo campo de la Signoria per andar ad assaltar lo campo inimico; e principiorno la zuffa al’alba a quelli repari dove scaramuzaveno de le altre fiate. Appizata che la fu, mandorno la mazor parte de la gente d’armi drieto a quella strata che havevano fatto fare per quello boscho et lamma; la qual gente d’armi a pena potevano uscir fora com li cavalli; valeva più la sua fantaria in quella palude cha la gente d’armi de la Signoria: niente di mancho sbagoteteno cossì li suoi inimici che furono quasi rotti, per modo che la gente de la Signoria corse per fina ne li suoi paviglioni. Lo Conte Francesco haveva mandato da una altra banda uno battaiono de genti d’armi de ben doi millia cavalli li quali, per la silva, non furno veduti per fin non furno dreto a quelli de la Signoria; per che non calorno che furno alla intrata dil campo de la Signoria; e quelli battalie che erano rimase lì per rediguardo furno rotte. Et rotte che furno le prime battalie, ciouè quelli che erano più in drio, tutto lo campo se mise in fuga; ciouè quelli de drio. Era già preso più de quatro millia cavalli che quelli che combatteva avanti a li suoi repari non se ne erano accorti. Ma, come volse la fortuna, fu rotto e sfracassato lo campo di la Signoria in quello giorno quindese di settembrio in tal modo che mai più non fu veduta una rotta cossì granda, nè cossì aspera, nè cossì affatto, come fu quella. De quanti Capitani gli era – che gli n’era più de sedese – tutti quanti furno svalisati. Et fu preso Roberto de Montalbotto, Capitanio de milli ducento cavalli; Guido Rongone, Capitanio de 700 cavalli; Gentil de Lionessa, Capitanio de 1600 cavalli. Lo signor Michel, Capitanio Generale, scampò com una rozza solamente; et cossì tutti li altri Capitani scamporno com uno solo cavallo per homo. Et non credere, o tu chi leze qua, che jo scrivi per fiorir lo ditto; ma, per Dio omnipotente, scrivo la veritade. Se’l era in campo cavalli 12 millia, non scampò 1500. Fu preso tutti doi li Proveditori de campo, messer Almorò Donado et messer Girardo Dandulo; fu preso Canzelieri; fu preso soprastanti de carri de guastatori de cernedi; fu preso biolchi, carri e bovi; tutti li poveri guastadori fu presi e cernedi; Canzelieri della Signoria, imbassatori de la Mag.ca Comunitade de Bressa; tutti li artesani furno presi. A dir la veritade pochi ne scampò da circa vintiquattro millia persone che era in quello campo; et questo procedete bene per materìa de quelli Proveditori et etiam parte di Capitanei. Lo Ill.mo Marchese di Mantua era de quelli che non voleva; cossì Roberto de Montalbotto et certi altri. E se non havesseno tolto la impresa de assaltarli, et star pur sopra de sì, non vegnevano a quello, ma romagnevano vincitori perchè lo Conte Francesco remaneva guasto – a esser stato tanto tempo a Caravazo gli era quasi deroccati li cavalli – et etiam, li Milanesi e lui, non haverebeno possuto sustinir la spesa como la Signoria di Venetia. La fortuna volse cossì; ma dîme dil spavento de Lombardia et de la rebellatione fatta subito in Bergamasca et in Bressana: rotto che fu lo campo, la dominica alli 15 settembrio, quasi tutta Bressana fu rebellata lo lunedì sequente et tutto lo Bergamasco.


 This section was first published in: CRISTOFORO DA SOLDO, La cronaca, a cura di G. Brizzolara (Rerum Italicarum Scriptores, II ed., XXI/3, Bologna 1942), pp. 81-84.  We thank Sergio Mantovani for reproducing this text.

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